Un importante traguardo scientifico e una ‘rinascita’ per i pazienti
400 trapianti di polmoni dal 4 settembre 1993, data in cui è stata avviata l’attività, ad oggi. Un numero che posiziona, ancora una volta l’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino come l’eccellenza italiana in ambito di trapianti. Facendo un ‘bilancio operativo’ è possibile rilevare che la prevalenza, pari al 59% di trapianti al polmone eseguiti nel nosocomio torinese, sono stati bilaterali, seguiti dal 39% di trapianti monolaterali e dal 2% combinati con altri organi: in due casi con il fegato, 3 con il cuore, 1 con il rene, fino a 3 casi di trapianto al polmone bi-combinato con fegato e pancreas.
L’identikit configura nella gran parte dei casi un trapiantato d’organo in pazienti di età adulta, limitatamente nei bambini (22 pazienti) e in un numero ancora inferiore (17 casi) in soggetti già trapiantati per esito non andato a buon fine. In gran parte (2 casi su 3) sono pazienti di sesso maschile, con età media 50 anni, nel 38% dei casi residenti fuori Piemonte, affetti prevalentemente da enfisema e fibrosi polmonare idiopatica (32%) o fibrosi cistica (18%). Tutte condizioni cliniche che alla lunga richiedono un trapianto polmonare. Numeri che sottolineano non solo le ottime performance della struttura, ma anche la qualità delle prestazioni e dell’attività: il 64% dei trapianti eseguiti dal 2001 è risultato ben funzionante a 1 anno, in linea con i migliori dati nazionali ed europei. Ma non solo: Città della Salute ha apportato anche importanti novità quali, ad esempio, l’introduzione dal 2011 di una nuova modalità di rigenerazione dei polmoni con particolari dispositivi, una volta prelevati così da poter incrementare i trapianti, ovvero potendo disporre di 41 polmoni, altrimenti non utilizzabili. Procedura che è sicura: garantisce infatti una sopravvivenza del polmone ricondizionata sovrapponibile a quella di organi non trattati.
Nonostante i risultati clinici raggiunti, c’è ancora una importate criticità: il sensibile divario tra gli organi disponibili e i pazienti in lista di attesa per un trapianto. Solo in Piemonte sono 72. «Occorre l’impegno delle Istituzioni e delle Associazioni di volontariato – dichiara il professor Antonio Amoroso, Responsabile del Centro Regionale Trapianti della Regione Piemonte – per sensibilizzare ogni cittadino all’importanza ed al valore della donazione dei propri organi dopo la morte, per aiutarli a fare una scelta consapevole. Siamo grati a quanti in vita esprimono la volontà alla donazione o in loro vece ai familiari, consentendoci di offrire un’opportunità di cura e di vita a chi non ne aveva. Sono tanti i pazienti che considerano il giorno in cui hanno ricevuto il trapianto una rinascita, festeggiando quel momento un secondo compleanno».