Nuova prospettiva sul primo trapianto di blocco cuore-fegato in Italia: intervista al Prof. Renato Romagnoli.
L’ospedale Molinette di Torino è stato teatro di un evento storico lo scorso settembre: il primo trapianto combinato di cuore e fegato in blocco mai eseguito in Italia. Dopo aver ascoltato il punto di vista del cardiochirurgo, Prof. Boffini, questa volta abbiamo intervistato il Prof. Renato Romagnoli, Direttore del Centro Trapianto di Fegato, che ci ha raccontato l’importanza della collaborazione tra equipe e le peculiarità di questo intervento.
Un intervento complesso che richiede sinergia perfetta.
Il successo di questo intervento è stato possibile grazie a una collaborazione impeccabile tra le equipe mediche. Gli organi sono stati prelevati in blocco, mantenendo l’unità della vena cava, e questo ha richiesto una sincronizzazione perfetta tra la fase di prelievo e quella di trapianto.
spiega il Prof. Romagnoli. Durante l’operazione, due squadre hanno lavorato contemporaneamente: una si è occupata del torace per il cuore, l’altra dell’addome per il fegato.
Lo spazio operativo era limitato, ma l’intesa tra le equipe è stata determinante per collegare i vasi di entrambi gli organi e assicurare la loro funzionalità simultanea.
aggiunge il professore.
L’importanza del trapianto in blocco
La scelta di trapiantare cuore e fegato insieme ha avuto una valenza sia tecnica che immunologica.
Dal punto di vista tecnico, il trapianto simultaneo era necessario per le particolari condizioni anatomiche e cliniche della paziente.
spiega il Prof. Romagnoli. Inoltre, esperienze internazionali, come quelle condotte a Stanford, indicano che l’impianto combinato riduce il rischio di rigetto del cuore, grazie alla protezione immunologica offerta dal fegato dello stesso donatore.
Un passo avanti per la medicina dei trapianti
Questo intervento rappresenta non solo un traguardo tecnico, ma anche un contributo al progresso scientifico:
Abbiamo unito esigenze tecniche ad evidenze scientifiche internazionali, dimostrando come l’eccellenza italiana possa integrarsi nel panorama globale della medicina dei trapianti
conclude il Prof. Romagnoli.
Con interventi come questo, l’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino conferma il suo ruolo di avanguardia nel campo della chirurgia trapiantologica, offrendo nuove speranze a pazienti con condizioni mediche estremamente critiche.