Trapianto di staminali a lieto fine in fratello e sorella positivi al Covid

L’Ospedale Molinette di Torino, nello specifico il Centro trapianti cellule staminali emopoietiche (CSE), annovera un altro primato: il primo intervento eseguito su donatore e riceventi, consanguinei (fratello e sorella), entrambi positivi al Covid, ma asintomatici e vaccinati. Il fratello, di 57 anni, dona il midollo alla sorella 63enne, affetta da leucemia acuta: unica possibilità per salvarle la vita. Con difficoltà e criticità aumentate dalla presenza del virus, ‘ospite’ potenzialmente pericoloso per chi deve essere sottoposto ad una terapia immunosoppressiva come i riceventi di trapianto.

A conferma ci sono i numeri: la mortalità per Covid dei pazienti sottoposti a trapianto oscilla tra il 20 e il 30%, sensibilmente superiore rispetto a quelle che si registrano in pazienti ‘normali’. Tutto era pronto per il trapianto: la ricevente si era già sottoposta a trattamento chemioterapico preventivo per distruggere le cellule neoplastiche, ma a due giorni dalla reinfusione delle cellule provenienti dal donatore, il tampone dà per entrambi esito positivo a Covid. Essendo la preparazione al trapianto avviata e donatore e ricevente essendo sempre risultati negativi a precedenti controlli, l’équipe del Molinette ha deciso di procedere all’intervento.

Il reparto viene svuotato e dedicato esclusivamente a questi due pazienti e l’iter avanza non senza difficoltà cliniche: la donna ha sviluppato infatti nel post-operatorio una affezione respiratoria che ha richiesto un trattamento con terapia (antivirale) specifica in pazienti Covid. «L’intervento si è concluso con successo – commenta il Dott. Alessandro Busca, responsabile del programma di trapianto di CSE delle Molinette – per entrambi. La paziente è in ripersa e verrà dimessa a breve non appena le condizioni cliniche e generali lo consentiranno, il fratello è a casa dove attende la sorella, felice di averla ancora a fianco».

Trapianto di reni: arriva un nuovo protocollo operativo

Il trapianto di reni sarà possibile anche in caso di donatori positivi a Covid. Lo stabiliscono le ultime ‘direttive’ del Centro Nazionale Trapianti, che pone al riguardo dei punti fissi: ovvero il trapianto di rene da donatore infetto sarà possibile in pazienti candidabili che abbiamo superato l’infezione nei 4 mesi precedenti oppure che abbiano completato il ciclo vaccinale, comprensivo di terza dose, non prima di 120 giorni dall’eventuale intervento. «Occorrerà procedere, inoltre, a una attenta valutazione del paziente- aggiunge il professor Amoroso-.

L’idoneità dei pazienti candidabili a queste nuova opportunità terapeutica, prevalentemente pazienti inseriti nelle liste di attesa in urgenza nazionale o regionale e quelli di difficile trapiantabilità per via di una condizione di iper-immunizzazione, verrà data da un team medico curante, mentre al paziente sarà chiesto di firmare un apposito consenso informato». Da novembre 2020, quando è partita l’attività coni primi prelievi di organi da donatori Covid+, l’Italia ha già eseguito 27 trapianti – 24 di fegato e 3 di cuore -, ottenendo il primato europeo.

Covid non ferma i trapianti

Covid non ferma i trapianti, almeno non a Torino, alle Molinette, neppure quando il caso appare ‘critico’ fin dagli inizi. Infatti per la prima volta la struttura ha eseguito con successo, grazie all’elevata expertise, un trapianto di fegato da donatore Covid positivo (un uomo di 47 anni deceduto per cause cerebrovascolari, risultato positivo al ricovero) a ricevente con infezione in atto, contratta dopo aver completato il ciclo vaccinale. Quest’ultimo è un uomo di 56 anni, affetto da cirrosi complicata da neoplasia epatica primitiva, una malattia irreversibile. L’équipe ha avviato l’intervento di prelievo e trapianto, secondo il protocollo del Centro Nazionale Trapianti (CNT), che permette la donazione di organi salvavita da soggetti con infezione da SARS-CoV-2 a candidati riceventi Covid negativi con un ciclo completo di 3 dosi di vaccinazione e con ultima somministrazione da meno di 4 mesi.

All’arrivo del ricevente, come previsto, è stato eseguito un tampone per la ricerca del virus che causa COVID-19, e in maniera inattesa il candidato al trapianto è risultato positivo, anche se non manifestava alcun sintomo. Dopo un confronto con il CNT e gli esperti nazionali, si è deciso – d’accordo con il paziente – di procedere con il trapianto poiché le garanzie di sicurezza erano ottime. L’intervento chirurgico, durato 7 ore, è stato eseguito dal professor Renato Romagnoli, coadiuvato dai suoi collaboratori in condizioni ‘difficili’ e più pesanti della norma, adottando tutte le necessarie misure anti-Covid e indossando idonei dispositivi di protezione.

L’abilità e la competenza dell’équipe ha fatto sì che il paziente, a meno di 24 ore e grazie alla buona funzione del fegato trapiantato, potesse essere estubato. Il post-operatorio si è svolto secondo le regole ‘restrittive’: il paziente è stato mantenuto in isolamento fino a che il tampone non si è negativizzato e secondo le tempistiche richieste dal trapianto. «Ancora una volta, lo sforzo multidisciplinare – dichiara il professor Antonio Amoroso, Coordinatore del Centro Regionale Trapianti della Regione Piemonte – clinico e organizzativo di un grande ospedale italiano ha reso possibile una impresa che sembrava utopistica, dimostrando che la recente infezione da coronavirus non impedisce la donazione ed il trapianto di organi in sicurezza quando il ricevente ha completato il ciclo vaccinale».

Trapianti in ripresa

Una curva in crescita, ma questa volta non c’è nulla da temere. Anzi, il dato è molto vantaggioso per pazienti innanzitutto e per il sistema dei trapianti. Donazioni e trapianti di organi, tessuti e cellule, nel loro complesso, chiudono il 2021 con un bilancio positivo con numeri se non uguali molto vicini a quelli del 2019, pre-pandemici, dopo il brusco calo del 10% subito nel 2020.

È quanto ‘comunica’ l’ultimo rapporto diffuso dal Centro Nazionale Trapianti (CNT), che ha fornito le proiezioni di attività 2021 sulla base dei dati registrati nei primi 11 mesi. Più che soddisfacenti i dati delle donazioni: +12,1%di donazioni che hanno portato a un trapianto: 1.725 donatori nel 2021 contro i 1.539 del 2020, di cui 1.363 da donatori deceduti (+10,%) e 362 da viventi (+19,1%). Complessivamente il tasso di donazione è risalito a 22,9 donatori per milione di abitanti: meglio del 2020 (20,5) ma anche del 2019 (22,8). Riguardo i trapianti si è osservato un incremento +9,9%: 3.778 trapianti eseguiti, 341 in più rispetto al 2020; il terzo miglior risultato di sempre nel nostro Paese. In particolare, l’aumento più significativo è stato riscontrato nei trapianti di fegato (1.376, +14,5%), a fianco di una crescita anche per il pancreas (da 41 trapianti del 2020 ai 55 del 2021); +7,6% per i trapianti di rene, che sono sempre quelli più numerosi (2.051, oltre la metà del totale), +5,5% per i trapianti di cuore (con 251 casi), mentre rimane più contenuta l’attività di trapianto di polmone: 115 interventi eseguiti, lo stesso numero di 12 mesi prima. Sono positivi anche i dati per il trapianto di midollo e di tessuti umani.

A livello territoriale, Valle d’Aosta, Toscana ed Emilia Romagna si confermano le regioni con il maggior numero di donazioni in rapporto alla popolazione, con un tasso rispettivamente di 64, 47,7 e 37,4 per milione. Positivo anche il bilancio delle nuove iscrizioni al Registro dei donatori di midollo osseo IBMDR. Sono stati 24.227 i nuovi donatori potenziali registrati nel 2021 (nel 2020 erano stati 20.960): con numeri ancora lontani da quelli registrati nel 2018 e 2019 su cui impattano le scarse possibilità di reclutare nuovi donatori nelle piazze, nelle università e nelle scuole. In totale gli iscritti attivi al Registro sono comunque saliti a 469.650 (+1,9%). A commento dei dati del report, Massimo Cardillo, direttore del CNT così dichiara: «Aver recuperato in un solo anno il gap accumulato all’inizio della pandemia è un grande risultato il cui merito va all’intera rete trapiantologica che ha dimostrato di essere solida e resiliente, dal Nord al Sud del Paese. Ora dobbiamo cogliere le opportunità che arriveranno dal Recovery Fund e dal Pnrr per offrire una presa in carico ancora più capillare a tutti i pazienti trapiantati e in attesa di trapianto».

Organi donati da un ragazzo camerunense

È accaduto lo scorso 22 dicembre: un promettente calciatore di 18 anni si accascia a terra mentre è in campo al Beppe Viola di Torino con l’under 19 a giocare una partita che avrebbe potuto segnare una svolta e avviarlo alla carriera da professionista. Un malore improvviso. Arrivano i soccorsi, per 30 minuti si tenta di rianimarlo con il defibrillatore e ogni altro mezzo: nulla fa fare. Il ragazzo si spegne in ospedale 24 ore dopo.

Si stronca così il sogno di mettere le ali ai piedi e di correre dietro a un pallone, segnando mille gol. Ma la sua vita, quella non si stronca, anzi, proseguirà in 4 persone. La famiglia, e soprattutto la mamma, hanno deciso e dato l’autorizzare per la donazione degli organi del ragazzo: fegato, cornee e i reni vengono ‘offerti’ a chi da tempo è in attesa di trapianto.

Tanti i messaggi arrivati sui social dal mondo del calcio giovanile, incredulo per la prematura scomparsa del compagno e, fra i tanti, si legge il cordoglio delle società sportive del Piemonte: «A 18 anni devi avere tanti di quei sogni che non bastano i semplici cassetti a contenere. Devi coltivare le tue passioni per far sì che, un giorno, possa diventare il tuo tutto. Devi poter spaccare il mondo o, almeno, provarci. Devi dare forma a quel pensiero di un bambino: “da grande farò…”». Lui “si farà in grande, in quattro”: mai avrebbe immaginato che la sua ‘stagione’ potesse segnare dei ‘goal’ di così vitale importanza, offrendo nuova vita alla vita. «L’espressione di volontà alla donazione – dichiara la dottoressa Anna Guermani, responsabile del Coordinamento Regionale delle donazioni e dei Prelievi di Organi e Tessuti – è sempre accolta da clinici e pazienti in attesa di trapianto con enorme gratitudine, ma quando gli organi vengono donati in circostanze così inattese e drammatiche, questo gesto acquista un valore enorme agli occhi di chi lo compie e di chi lo riceve. Un esempio di solidarietà e di amore per la vita a cui tutti dovremmo ‘ispirarci’ e che dovremmo imitare».

Vaccino anti-covid

Sicuro e efficace anche per i pazienti trapiantati: un recente monitoraggio condotto dal Centro nazionale trapianti ha attestato un calo del tasso di incidenza dell’infezione del 78,7% fra i vaccinati, pari a una riduzione del rischio 4,7 volte inferiore di contrarre Covid-19 rispetto ai pazienti non sottoposti alla vaccinazione.

Sono i ‘risultati’ presentati a Roma agli Stati generali della rete trapiantologica, la riunione scientifica annuale degli operatori del sistema di donazione e trapianto di organi, tessuti e cellule del Servizio sanitario nazionale. Un dato di efficacia che ha superato le aspettative e che era non così scontato, secondo quanto dichiarato dal direttore del Centro nazionale trapianti, Massimo Cardillo. Sappiamo infatti che le persone trapiantate sono sottoposte a terapie antirigetti che riducono la capacità di difesa del sistema immunitario, e dunque maggiormente esposto a rischi virali e/o di altra natura. Il dato di efficacia sottolinea ‘scientificamente’ e conferma l’importanza di vaccinarsi, superando eventuali paure: un messaggio che gli esperti rivolgono con forza all’intera popolazione e, con maggior enfasi, alle persone trapiantate o in attesa di trapianto. Su impulso dell’operato del generale Figliuolo e delle ‘istituzioni’, la campagna di immunizzazione ha favorito l’accesso, prioritario, alla terza dose dei pazienti sottoposti a trapianto: infatti a fine ottobre 2021 il 47,9% dei circa 39mila pazienti con trapianto risultavano avere completato il ciclo vaccinale e complessivamente 79,6%, più di 31mila trapiantati aveva intrapreso il percorso vaccinale. «Un dato senza dubbio positivo – commenta Cardillo – considerando che una quota significativa dei non immunizzati non si è vaccinata per ragioni connesse alle proprie condizioni di salute. In generale stiamo rilevando elevata fiducia nella campagna vaccinale e nel lavoro dei centri trapianto che stanno seguendo i pazienti uno ad uno». Un plauso e un ringraziamento via videomessaggio è stato rivolto dal ministro della Salute, Roberto Speranza, a tutti gli operatori e a chiunque si sia impegnato nella campagna vaccinale per l’alacre lavoro e aver offerto ai pazienti trapiantati, al Paese e alla collettività un servizio essenziale encomiabile, di qualità, che verrà ‘premiato’ e potenziato con investimenti e risorse derivati dal Recovery Fund e dal Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).

 

“Bilancio” 2021 su donazione e trapianti.

Tra le regioni con i migliori indicatori per l’attività di donazione e trapianti. Anche per l’anno 2021, il Piemonte quantifica il numero di donatori effettivi tra i più alti a livello nazionale: 32.5 per milione di popolazione (PMP), seguito in ordine decrescente da 31.2 PMP del centro Italia, 27.5 PMP delle regioni del Nord e 15.1 PMP nel Sud e Isole, per una media italiana che si assesta a 24.0 PMP. Ma non solo; anche l’andamento e il numero dei trapianti in Piemonte ‘chiude’ in positivo con numeri in crescita: 57.3 trapianti di rene per PMP, rispetto a 55.1 PMP del 2020; 35.8 trapianti di fegato PMP (vs 35.3 del 2020); 6.1 di trapianti di cuore in confronto ai 5.8 PMP dell’anno precedente.

Unico dato in flessione, i trapianti di polmone con 3.6 casi PMP, ulteriormente in calo rispetto al 2020, in cui si assestavano al 4.9 per PMP.

Migliorano anche i numeri per quanto riguarda le cornee: 1.211 cornee prelevate, in risalita dalle 1.060 del 2020, con 513 cornee trapiantate, in sensibile crescita rispetto alle 328 del 2020. A questi dati si aggiungono 35 prelievi di cute e 93 trapianti eseguiti; 110 prelievi di tessuto muscolo-scheletrico da donatori viventi con 318 trapianti eseguiti; 23 prelievi di vasi e 44 di valvole per un totale di 27 trapianti eseguiti e 1 trapianto di segmenti valvolari e, infine, 78 innesti effettuati di membrane amniotiche.

Restano, tuttavia, ancora elevati i numeri di pazienti in attesa di trapianto: 685 per il rene (di cui 269 attivi e 415 sospesi); 103 per il fegato di questi 79 attivi e 25 sospesi; 89 lista per trapianto di cuore (nello specifico 47 attivi e 42 sospesi); 8 pazienti in lista per il pancreas equamente spartiti fra attivi e sospesi; 72 per trapianto di polmone, di cui 53 attivi e 19 sospesi. «La nostra expertise – dichiara il Professor Antonio Amoroso, Coordinatore del Centro Regionale di Riferimento per i Trapianti della Regione Piemonte – l’elevata organizzazione del centro, lo spirito di squadra, la dedizione al paziente ci hanno consentito di operare e rispondere efficacemente alle richieste dei nostri trapiantati, mantenendo alti i livelli di cura, assistenza e ascolto delle necessità e bisogni, come pure follow-up e servizi assistenziali anche in un’epoca di maggiore criticità come quella dei mesi appena trascorsi e nell’ondata pandemica attuale.

Seppure soddisfatti dei risultati raggiunti siamo consapevoli che c’è ancora molto da fare in termini di sensibilizzazione al ‘valore’ e all’importanza della donazione. E in questa direzione il nostro impegno proseguirà anche per il 2022, con l’auspicio di superare i traguardi raggiunti a fine 2021».

Cristina, la giovane donna dei ‘tre cuori’

Un coraggio e una fiducia che non hanno uguali. Cristina Zambonini, è ossolana (piemontese doc), ha solo 35 anni, ma ha molte storie da raccontare, almeno per quanto riguarda i trapianti di cuore: ne ha ricevuti 2 nella sua breve vita. Nel 2006, a diciannove anni, a causa di una cardiomiopatia dilatativa fulminante, viene messa in lista per un trapianto di cuore, l’unica opportunità che può salvarle la vita, e un mese più tardi a Bergamo, lo riceve in dono. Dieci anni dopo il trapianto, una complicanza: un grave rigetto cronico la costringe ad affrontare un secondo trapianto cardiaco.

Quale segno di riconoscenza per il suo percorso e per dare supporto a chi è in attesa, come lei, di un cuore nuovo, nel 2017 fonda insieme a sei amiche “Cuori 3.0 onlus” con l’intento di sensibilizzazione alla donazione, ricorrendo anche a iniziative leggere, come concerti, mostre d’arte, feste. “Parliamo di donazione e trapianti con ‘leggerezza’ – racconta Cristina – perché la drammaticità della donazione è già implicita in sé”. E per sostenere il suo impegno collabora attivamente con diverse associazioni, tra cui AIDO, ACTI, ADMO, AVIS e con il Centro Nazionale Trapianti. Lo scorso Novembre, insieme ad altri 33 italiani, cittadine e cittadini che si sono distinti per atti di eroismo, per l’impegno nella solidarietà, nel volontariato, per l’attività in favore dell’inclusione sociale, nella cooperazione internazionale, nella promozione della cultura, della legalità, del diritto alla salute e dei diritti dell’infanzia, è stata insignita dal Presidente Sergio Mattarella del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana: “Per il suo esempio di forza d’animo e per l’appassionato contributo nella promozione della cultura del dono”. La sua storia è un insegnamento importante per chiunque crede nel valore e nell’unicità della vita, da proteggere e offrire agli altri.

 

Il trapianto d’organo: una soluzione potenziale per le malattie rare

Le malattie rare colpiscono meno di 1 persona ogni 2.000; nell’80% dei casi sono di origine genetica e per una parte di queste malattie i sintomi sono già presenti alla nascita, in altre insorgono invece nei primi anni di vita. Tutte però sono accomunate dalla difficoltà/ritardo diagnostico e dalle scarse opportunità di cura.

Secondo un recente studio pubblicato su una intervista internazionale (Orphanet Journal Rare Disease), il trapianto è tra le opzioni terapeutiche tali da poter rappresentare il trattamento definitivo per l’insufficienza d’organo allo stadio terminale, sia nei bambini che negli adulti con malattie rare. A conferma di questa tesi, gli autori hanno selezionato dal Registro Trapianti del Centro Nazionale Trapianti Italiano oltre 49.400 pazienti, di cui il 5,1% in età pediatrica, che nel periodo 2002-2019 hanno ricevuto un trapianto di cuore, polmone, fegato o rene. Per 40.909 (82,8%) trapiantati, di cui 38.615 adulti, era disponibile una diagnosi di malattia, nei restanti 8.495 pazienti (17,2%) la causa non era invece nota. Nella popolazione pediatrica, tra le 128 malattie che risultavano la causa della necessità di trapianto, 117 erano malattie rare. 2.294 piccoli pazienti (5,6% rispetto al totale dei trapianti registrati in questo periodo in Italia) avevano ricevuto una diagnosi di malattia: il 92,7%, pari a 2.126 pazienti, di malattia rara, il 61,1%, ovvero 1.402 pazienti, di un difetto di un solo gene (condizione monogenica). «Lo studio ha permesso di osservare – commenta il professor Antonio Amoroso, Responsabile del Centro Regionale Trapianti della Regione Piemonte – che i bambini, rispetto agli adulti, avevano una sopravvivenza complessiva migliore a dieci anni dal trapianto rispetto agli adulti, con l’eccezione dei trapianti di polmone dove le sopravvivenze di adulti e bambini erano analoghe.

Inoltre, è emersa un’altra informazione importante: in generale, i bambini che avevano malattie rare mostravano sopravvivenza migliori rispetto ai bambini con malattie comuni. Si tratta di un lavoro importante: è la prima indagine internazionale che ha ‘messo a fuoco’ le principali cause genetiche e le frequenze di malattie rare e/o monogeniche che portano a insufficienza d’organo e che richiedono il trapianto sia negli adulti che nei bambini». Un dato da cui potranno svilupparsi nuovi progetti di ricerca per offrire migliori opportunità diagnostiche e di cura al paziente.

La Città della Salute leader (anche) nel trapianto di rene

40 anni che hanno fatto la storia del trapianto di rene in Regione Piemonte: il primo avveniva nel novembre del 1981 presso il Centro trapianti renali “A. Vercellone” delle Molinette, l’ultimo – che ha consentito di tagliare il traguardo di oltre 4 mila trapianti – è avvenuto grazie alla generosità di un donatore deceduto “a cuore fermo”, cioè con morte accertata secondo criteri cardiologici. Alle Molinette di Torino, nel novembre 2021 è stato effettuato anche il 247° trapianto di rene da donatore vivente, che – con i 153 trapianti eseguiti a Novara – ha permesso di raggiungere quota 400 in Piemonte: un altro fiore all’occhiello per Città della Salute. Numeri ed expertise che hanno consentito alla Regione Piemonte e Valle d’Aosta di qualificarsi come territorio di eccellenza, in Italia, per i trapianti d’organo, nello specifico di rene, e all’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino di diventare struttura di riferimento a livello nazionale.

Obiettivi raggiunti grazie a un lavoro di squadra: «Quanto abbiamo ottenuto – spiega il professor Antonio Amoroso, Responsabile del Centro Regionale Trapianti della Regione Piemonte – è stato possibile grazie alla generosità ed all’altruismo diffuso nella popolazione piemontese, all’impegno dei Centri di Rianimazione di tutti gli ospedali di questo territorio, all’aumento del trapianto da donatore vivente, al potenziamento dell’iscrizione in lista con allargamento a pazienti sempre più complessi, alla politica aziendale di rafforzamento del programma anche sulla linea della continuità, impegni perpetrati e perseguiti anche in epoca di pandemia».

A ciò si è aggiunta la lungimiranza del Centro Regionale che si è ‘aperto’ anche a valutare e accogliere criticità, considerate da altre strutture una esclusione al trapianto, quali riceventi e donatori anziani, l’esecuzione di trapianti di rene da donatore a cuore fermo, ritrapianti, trapianti renali in condizioni di urgenza, trapianti ad alto rischio di rigetto, trapianti renali combinati con altri organi attuati con la collaborazione di équipes specifiche d’organo, trapianti da donatore vivente con gruppo sanguigno diverso. «Si tratta di realtà – aggiunge Amoroso – che sono ormai entrate nella pratica clinica quotidiana del nostro ospedale. Di questo va reso merito alla competenza e alla passione di tutti gli operatori che non si risparmiano per ottenere le massime performance e offrire ai nostri pazienti il più alto livello di cura e assistenza».

Il successo del programma di trapianto è frutto, infatti, della cooperazione di differenti competenze, interagenti e tutte indispensabili, che partecipano al momento del trapianto e/o nel follow-up dei pazienti trapiantati: il Coordinamento regionale Trapianti, il Coordinamento regionale Prelievi d’organo e tessuti, il Centro Trapianto, il Centro Trasfusionale, i Laboratori, e moltissime altre divisioni. Un lavoro ‘di rete’ che ha consentito di contare al 31 ottobre 2021, 4016 trapianti di rene, di cui 165 trapianti di entrambi i reni, 47 trapianti di rene da donatori a cuore fermo, 59 trapianti combinati di rene e pancreas ed 85 trapianti combinati di rene e fegato, 5 di rene e cuore ed 1 di polmone e rene. «Grazie a questa intensa attività di trapianto – conclude Amoroso – in Piemonte il numero dei pazienti nefropatici curati con il trapianto sta sopravanzando quello dei pazienti curati con la dialisi, avvicinandosi al sorpasso, secondo i dati dell’Osservatorio regionale per la Malattia renale cronica».