Nelle scorse settimane, presso l’Ospedale Molinette di Torino, un intervento eccezionale ha dato una nuova speranza a una bambina di appena sette mesi, gravemente malata e con poche settimane di vita. Il Prof. Renato Romagnoli, Direttore del Centro Trapianto di Fegato delle Molinette, di cui è inoltre Direttore del Dipartimento Trapianti, ha eseguito il trapianto di una parte di fegato pediatrico con autotrapianto di vena porta; ci ha raccontato le sfide di questa operazione e i successi ottenuti grazie a una tecnica innovativa.
Quali sono state le maggiori difficoltà dell’intervento?
Il Prof. Romagnoli descrive la complessità dell’intervento, reso ancora più impegnativo dalla condizione della piccola paziente:
La bambina pesava sei chili. A causa di un grave scompenso epatico, si era accumulato nell’addome quasi un litro di liquido. Il suo peso reale era quindi di appena cinque chili e le sue condizioni cliniche erano molto gravi, con livelli di bilirubina estremamente elevati e altri indicatori critici. In queste condizioni, le prospettive di sopravvivenza erano limitate a poche settimane o giorni.
Fortunatamente, si è reso disponibile l’organo di un donatore pediatrico, il cui fegato è stato utilizzato sia per la bambina sia per un altro paziente giovane ricoverato presso l’Ospedale Bambino Gesù di Roma. Un aspetto peculiare di questo intervento è stata la necessità di ricostruire la vena porta della bambina, che non era più funzionale. Per ottenere il miglior risultato possibile, si è deciso di utilizzare un segmento della vena giugulare della bambina come rimpiazzo, scelta che ha richiesto grande precisione e che ha consentito di garantire un flusso sanguigno adeguato al fegato trapiantato.
Come sta ora la bambina?
A distanza di qualche settimana, la piccola è già a casa e sta recuperando in modo sorprendente.
La bambina è stata dimessa con valori di bilirubina normalizzati, un segno di ripresa della funzionalità del fegato eccezionale
ci ha riferito il Prof. Romagnoli, che sottolinea come questo intervento abbia realmente dimostrato il valore del trapianto di fegato come organo salvavita, anche in condizioni così critiche.
La tecnica adottata: una soluzione salvavita con autotrapianto
Il Prof. Romagnoli ha operato su pazienti molto piccoli in passato, ma in questo caso, la sfida maggiore è stata trovare un organo compatibile e adeguato alle dimensioni del corpo della bambina.
La necessità di disporre di un fegato che potesse entrare nell’addome di una paziente così piccola, senza comprimerne gli organi, è stata cruciale. L’organo disponibile si è rivelato perfetto sia in termini di dimensioni sia di funzionalità, un vero intervento al momento giusto.
Il trapianto come ponte tra famiglie: dalla tragedia alla speranza
Il dono di un organo nasce sempre da una tragedia familiare, ma consente a una nuova vita di fiorire in un’altra famiglia. È un ponte di speranza tra chi dona e chi riceve, un legame prezioso che ha dato a questa bambina una possibilità di vita.
ha concluso il Prof. Romagnoli, ricordando l’importanza del supporto alla donazione di organi.
Questo intervento segna un ulteriore passo avanti per la chirurgia nel trapianto di fegato pediatrico in Italia e rappresenta un simbolo di come la collaborazione e l’innovazione in medicina possano superare sfide apparentemente insormontabili.
https://www.fondazionedot.it/wp-content/uploads/2024/10/romagnoli-1.png6001640adminhttps://www.fondazionedot.it/wp-content/uploads/2024/06/FondazioneDOT-logo-1.webpadmin2024-10-31 11:11:012024-10-31 11:11:01Un trapianto complesso e unico per salvare una bambina di sette mesi: intervista al Prof. Renato Romagnoli.
I dati al terzo trimestre del 2024pubblicati dal Centro Regionale Trapianti del Piemonte e Valle d’Aosta mostrano un volume di attività significativo sul fronte delle donazioni e dei trapianti di organi. Di seguito, un aggiornamento sui principali indicatori di attività.
DONATORI E TRAPIANTI DI ORGANI
Nel periodo considerato, sono stati segnalati 208 potenziali donatori, con una percentuale di donatori effettivi pari a 36,2 P.M.P. (per milione di popolazione). Di questi, 119 donatori sono stati utilizzati, con un tasso di opposizione al prelievo del 31,3%.
DATI SUI TRAPIANTI
Rene: 188 trapianti
Fegato: 125 trapianti
Cuore: 26 trapianti
Polmone: 16 trapianti
Questi interventi includono sia trapianti combinati che donazioni da vivente, a testimonianza del costante impegno e delle risorse dedicate al miglioramento della salute pubblica attraverso l’attività trapiantologica.
TRAPIANTI DI TESSUTI
Il Centro ha anche registrato un’attività significativa per quanto riguarda i trapianti di tessuti:
Cornee: 1695 prelevate e 481 trapiantate.
Cute: 10 prelievi eseguiti, per un totale di 5.048 cm² di cute prelevata e 31.454 cm² innestata in 53 trapianti.
Tessuto muscolo-scheletrico: 12 prelievi da donatori viventi e 12 da donatori deceduti, per un totale di 242 trapianti eseguiti.
Trapianti di valvole e vasi: sono stati eseguiti 41 prelievi di valvole e un trapianto di segmenti vascolari, con un totale di 24 trapianti di valvole effettuati.
Membrane amniotiche: sono stati eseguiti 22 prelievi e 111 innesti di membrane, contribuendo all’ampio spettro di interventi trapiantologici per il miglioramento della salute e del benessere dei pazienti.
LISTA D’ATTESA
Al 30 settembre 2024, i numeri dei pazienti in lista di attesa attiva sono:
Rene: 225 pazienti
Cuore: 66 pazienti
Fegato: 53 pazienti
Polmone: 40 pazienti
Pancreas: 3 pazienti
Cornea: 272 pazienti
Questi numeri sottolineano l’importanza continua delle donazioni, poiché molti pazienti rimangono in attesa di un intervento che potrebbe migliorare o salvare la loro vita.
CONCLUSIONE
L’impegno del Centro Regionale Trapianti del Piemonte e Valle d’Aosta continua a contribuire in modo significativo alla rete nazionale dei trapianti. Grazie ai progressi nelle tecniche trapiantologiche e al supporto di personale sanitario altamente qualificato, il CRT e la rete di donazione e trapianto di organi, tessuti e cellule offrono ai pazienti una speranza concreta di miglioramento della qualità della vita.
https://www.fondazionedot.it/wp-content/uploads/2024/10/numeri-aggiornati-6.png6001640adminhttps://www.fondazionedot.it/wp-content/uploads/2024/06/FondazioneDOT-logo-1.webpadmin2024-10-31 10:57:032024-10-31 12:31:44I numeri del Centro Regionale Trapianti di Piemonte e Valle d’Aosta al terzo trimestre 2024
Presso l’Ospedale Molinette di Torino, è stato eseguito con successo il primo trapianto combinato di cuore e fegato in Italia. Un intervento estremamente complesso, mai eseguito prima nel nostro Paese, che ha permesso di salvare la vita di una giovane donna affetta da una grave cardiopatia congenita e una conseguente malattia epatica. Questo straordinario traguardo segna un nuovo capitolo nella storia della medicina e dei trapianti italiani, reso possibile grazie alla collaborazione delle équipe dei cardiochirurghi e dei chirurghi epatici dell’ospedale torinese, un centro di eccellenza nel campo dei trapianti.
Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare il professor Massimo Boffini, cardiochirurgo che ha partecipato all’intervento. Di seguito le domande e le risposte che ci aiutano a comprendere meglio questa procedura pionieristica e le sue implicazioni.
Trapianto di cuore e fegato combinato, cosa significa?
“Per la prima volta in Italia, i due organi sono stati prelevati, trasportati e trapiantati mantenendoli collegati. Le due équipe specializzate nel trapianto di cuore e di fegato hanno dovuto operare simultaneamente. Questo ha permesso, alla fine del trapianto, che i due organi venissero irrorati contemporaneamente, risparmiando tempo prezioso.”
Cuore e fegato sono due organi vitali. Accade spesso che un paziente necessiti di entrambi i trapianti? O, comunque, di due trapianti di organi diversi?
“Accade più spesso di quanto si possa pensare. A volte è il risultato di due malattie distinte che attaccano organi diversi; altre volte, come in questo caso, una patologia o le sue terapie gravano così pesantemente su un organo che, col tempo, questo deteriora anche un altro. La paziente soffriva di una grave cardiopatia congenita che ha richiesto interventi e terapie nel corso degli anni. Il fegato, con il tempo, ne ha risentito fino a richiedere un trapianto.”
Quindi, le cure cui la paziente si era sottoposta, hanno aiutato il cuore, ma danneggiato il fegato fino a richiedere un suo trapianto a breve?
“Esattamente. Ad oggi, il cuore era l’urgenza primaria, ma il fegato sarebbe stato necessario in breve tempo. La compatibilità con un donatore ha reso possibile il trapianto combinato.”
Ci sono stati casi in passato in cui un paziente ha ricevuto sia un cuore che un fegato, ma non tramite trapianto combinato. È corretto?
“Sì, solitamente si eseguono i trapianti in due fasi, iniziando con l’organo più urgente, spesso il cuore. Tuttavia, organizzare simultaneamente due équipe chirurgiche – una per il cuore ed una per il fegato – in una sola sala operatoria sia nell’ospedale di prelievo che in quello di trapianto è una sfida logistica complessa, che solo strutture di eccellenza come le Molinette possono gestire.”
Come sta oggi la paziente?
“Sta molto bene. Abbiamo potuto trasferirla dal nostro ospedale al Centro di riabilitazione nei tempi previsti dal protocollo. Stimiamo che, entro un mese, potrà tornare a casa per riprendere gradualmente la sua normale vita.”
E, come descriverebbe la vita di un cardiochirurgo dedicato ai trapianti?
“È una vita complessa, fatta di decisioni difficili e senza orari, ma nulla può essere paragonato alla soddisfazione di salvare una vita. Tuttavia, ogni intervento dipende dal gesto altruistico di un donatore. Noi chirurghi diamo il massimo, ma abbiamo bisogno che le persone facciano la scelta consapevole di diventare donatori di organi, affinché storie come quella di questa giovane donna possano ripetersi.”
Questo intervento pionieristico non solo rappresenta un traguardo per la medicina in Italia, ma sottolinea anche l’importanza cruciale delle donazioni di organi, un gesto che può salvare e migliorare vite. Grazie all’impegno delle équipe chirurgiche e alla generosità di un donatore, la giovane paziente potrà presto tornare a vivere una vita normale.
Guarda l’intervista
https://www.fondazionedot.it/wp-content/uploads/2024/10/Primo-trapianto-combinato-cuore-fegato.png6001640adminhttps://www.fondazionedot.it/wp-content/uploads/2024/06/FondazioneDOT-logo-1.webpadmin2024-10-31 10:17:312024-10-31 10:17:31Primo trapianto combinato di cuore e fegato in Italia: un intervento storico che salva la vita di una giovane donna.
progetto INDOOR – usINg Drones fOr Organ tRansportation
A TORINO VOLA IL DRONE PER IL TRASPORTO DI ORGANI E MATERIALE BIOLOGICO
AL VIA LA SPERIMENTAZIONE, CON TRAGITTO DAL CTO ALLE MOLINETTE
Il progetto è promosso da Fondazione DOT – Donazione Organi e Trapianti
e realizzato con il PIC4SeR del Politecnico di Torino e ABzero
Torino, 1 ottobre 2024 – Il primo ottobre il cielo di Torino ha ospitato il primo volo sperimentale per il trasporto di organi e di materiale biologico con drone. Il drone ha compiuto un tragitto fra la piattaforma dell’elisuperficie del CTO (Centro Traumatologico Ortopedico) e la Palazzina di Genetica delle Molinette. Una distanza di 500 metri in linea d’aria, tra due presidi ospedalieri dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, coperta sorvolando in modalità di navigazione automatica un tratto urbano della città di Torino e un tratto del fiume Po. Il drone ha trasportato campioni biologici all’interno di una capsula appositamente progettata.
L’avvio della sperimentazione sul campo è un momento importante per il progetto INDOOR – usINg Drones fOr Organ tRansportation promosso da Fondazione DOT Onlus- Donazione Organi e Trapianti in collaborazione con partner istituzionali e tecnici: il Centro Regionale Trapianti di Piemonte e Valle d’Aosta, il PIC4SeR del Politecnico di Torino (PoliTo Interdepartmental Center for Service Robotics), l’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, l’Università degli Studi di Torino, la Città di Torino, il Centro Nazionale Trapianti, l’ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile), Mavtech (società di sviluppo di prodotti innovativi per la sorveglianza aerea e per il supporto operativo rivolto ad applicazioni civili), ABzero (startup che ha progettato e brevettato un contenitore sensorizzato per il trasporto di materiale biologico e di organi tramite drone).
“L’utilizzo di droni nel trasporto di organi e materiale biologico è un passo avanti significativo per la tecnologia e la scienza medica, ma soprattutto per tutti coloro che sono in attesa di trapianto – afferma Mauro Rinaldi, Presidente della Fondazione DOT e Direttore Centro Trapianti di Cuore e Polmone delle Molinette –. Ridurre in maniera significativa tempi e rischi per il trasporto di organi è uno degli obiettivi che abbiamo tutti noi che operiamo in questo campo. E passare dai trasferimenti su strada, condizionati dai rallentamenti e dagli inconvenienti dovuti al traffico, a quelli con drone, decisamente più efficienti per velocità e sicurezza, va nella direzione di tale obiettivo e dell’interesse dei pazienti. Siamo orgogliosi di promuovere questo progetto e ringraziamo tutti i partner che insieme a Fondazione DOT vi stanno lavorando fin dall’inizio, perché dalla sperimentazione si passi presto all’impiego reale. Il volo non poteva che realizzarsi presso Città della Salute, ospedale che si colloca al vertice in Italia per l’attività di trapianto. Sappiamo che molteplici innovazioni importanti per la medicina sono scaturite grazie ai trapianti. Per questo, insieme a Giovanni La Valle, Direttore Generale dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, siamo orgogliosi che il nostro ospedale sia impegnato nella ricerca e sviluppo in questo settore”.
Il volo realizzato il primo di ottobre apre la sperimentazione sul campo sia del drone sia della capsula che conterrà il materiale biologico. Altri voli sperimentali saranno realizzati per mettere a punto la tecnologia definitiva che sarà poi utilizzata per i trasferimenti reali di organi e materiale biologico.
La Città di Torino e la Drone Unit della Polizia Municipale hanno avuto un ruolo fondamentale per la realizzazione del volo supportando e facilitando le procedure di autorizzazione e garantendo la piena sicurezza della sperimentazione attraverso l’impiego di 24 unità delle forze dell’ordine. Inoltre, l’iniziativa Torino City Lab e la Casa delle Tecnologie Emergenti di Torino hanno contribuito e contribuiranno in maniera significativa alla realizzazione e divulgazione dei risultati tecnici del progetto INDOOR.
Fra i partner del progetto, la start up ABzero, incubata preso il Polo Tecnologico di Navacchio, spin off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, si è occupata di guidare l’iter autorizzativo per poter effettuare le operazioni di volo secondo la procedura richiesta da ENAC.
Inoltre, l’azienda ha offerto il suo sistema multimodale brevettato, composto di drone multicottero elettrico, capsula intelligente e software integrati, per la consegna di sangue, emocomponenti, organi, medicinali e vaccini, che abilita il personale medico all’utilizzo di droni in maniera semplice e immediata, nel rispetto delle normative vigenti, garantendo la qualità del bene trasportato e il controllo costante della consegna automatica in totale sicurezza.
Il punto centrale dell’innovazione di ABzero è la Smart Capsule®, un contenitore medicale dotato di intelligenza artificiale e provvisto di speciali sensori per il mantenimento della temperatura, del pH, dell’umidità e dell’emolisi del sangue. La capsula è in grado di trasportare in totale sicurezza materiali biomedicali urgenti quali emocomponenti, farmaci e in futuro organi.
Attraverso un’applicazione mobile dedicata è possibile attivare un volo completamente autonomo, ovvero far viaggiare il drone a una distanza che non consente al pilota remoto di rimanere in contatto visivo diretto e costante con il velivolo ma gli permette di supervisionare le operazioni da remoto, mentre l’Intelligenza Artificiale di bordo monitora e gestisce automaticamente le condizioni ambientali, l’integrità dei beni salvavita e la sicurezza delle operazioni di volo.
L’uso di droni al servizio della medicina è un’innovazione che porterà vantaggio a tutto il sistema sanitario pubblico.
I costi che si sostengono attualmente per il trasporto su strada o tramite elicottero, non solo di organi ma anche di farmaci e altri presidi spesso vitali, saranno ridimensionati in maniera significativa grazie all’impiego dei droni, con un consistente risparmio complessivo su tutta la filiera.
Non solo: la sperimentazione avviata a Torino col primo volo sperimentale delprogetto INDOOR apre la strada ai voli con droni in ambiente urbano, con molte possibili ricadute utili per il trasporto di beni per utilità pubblica, non solo di tipo medico, in aree densamente popolate.
SOSTIENI ORA INDOOR
Questo primo volo è solo l’inizio. Con il supporto di partner istituzionali e tecnici, siamo sulla strada giusta per rendere il trasporto di organi più veloce, sicuro ed efficiente. Ma per continuare a fare progressi, abbiamo bisogno del tuo aiuto. Puoi sostenere la ricerca con una donazione: il tuo contributo aiuterà a fare ulteriori progressi.
Dona ora per far parte di questa importante innovazione.
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https://www.fondazionedot.it/wp-content/uploads/2024/10/InDoor.png6001640adminhttps://www.fondazionedot.it/wp-content/uploads/2024/06/FondazioneDOT-logo-1.webpadmin2024-10-02 17:08:562024-10-03 08:57:49A Torino vola il drone per il trasporto di organi e materiale biologico
Settembre 2024 ha visto lo svolgimento della prima edizione della Transplant Football World Cup, un torneo unico organizzato a Cervia, in Romagna, per persone che hanno beneficiato di un trapianto di organo. L’evento ha coinvolto 11 squadre da tutto il mondo e ha messo al centro i valori della solidarietà e della rinascita attraverso lo sport.
Il torneo ha visto la partecipazione di squadre composte esclusivamente da atleti trapiantati, che si sono sfidati con passione e determinazione. Ogni partita è stata una dimostrazione di coraggio e resilienza, e ogni gol ha rappresentato una vittoria non solo per gli atleti, ma per la vita stessa.
Il Cile ha conquistato il titolo, battendo la Spagna in finale con un netto 5-1, aggiudicandosi così la coppa del mondo di calcio a 7 per trapiantati. L’Italia, rappresentata dall’ANED Sport – Nazionale Italiana Trapiantati e Dializzati, si è piazzata al quinto posto, dopo aver battuto l’Irlanda.
Fonte: ANED Sport – Nazionale Italiana Trapiantati e Dializzati
La manifestazione, promossa dalla Transplant World Games Federation e supportata dall’AiCS, ha riunito oltre 200 calciatori trapiantati, assistiti da un team di medici e fisioterapisti. Tra i momenti salienti, la “Partita del dono”, giocata dai volontari e una rappresentativa di partecipanti, ha ricordato l’importanza della donazione di organi.
I Mondiali di Calcio dei Trapiantati 2024 non sono stati solo un evento sportivo, ma un potente strumento di sensibilizzazione, che ha mostrato come la vita possa essere vissuta appieno grazie alla solidarietà e al progresso medico.
https://www.fondazionedot.it/wp-content/uploads/2024/09/I-Mondiali-di-Calcio-dei-Trapiantati-2024.png6001640adminhttps://www.fondazionedot.it/wp-content/uploads/2024/06/FondazioneDOT-logo-1.webpadmin2024-09-26 10:32:472024-09-26 10:32:47I Mondiali di Calcio dei Trapiantati 2024: un inno alla vita e alla solidarietà.
Il 2023 è stato un anno eccezionale per la Rete Nazionale Trapianti, con un significativo incremento dell’attività di donazione e trapianto in Italia. I dati parlano chiaro: sono stati effettuati 4.466 trapianti (+15,2% rispetto al 2022) e 1.667 donazioni (+14,2%), con il Paese che si posiziona al secondo posto in Europa per il tasso di donazione per milione di abitanti (28,2), dietro solo alla Spagna.
I tassi di donazione in Europa: i dati per milione di popolazione. (Immagine tratta dal Report Annuale 2023 della Rete Nazionale Trapianti.)
Per il Piemonte, la favorevolezza dei cittadini e la professionalità dei sanitari hanno permesso di raggiungere nel 2023 valori donativi straordinari. I donatori sono stati 179 (40,9 per milione di popolazione – pmp), in assoluto il miglior risultato di sempre e in aumento del 36% rispetto al 2022. Questo dato è in linea con l’incremento registrato a livello italiano, e pone la nostra regione ancora una volta fra quelle migliori per procurement di organi.
Le donazioni a cuore fermo (DCD) hanno segnato un aumento del 61%, contribuendo per il 12,6% al totale delle donazioni. Questo straordinario progresso riflette l’impegno della Rete e dei professionisti coinvolti, con 211 donatori DCD registrati nel 2023.
Nonostante i risultati positivi, rimangono sfide come il tasso di opposizione alla donazione, che si attesta al 30,3%, e la scarsa diffusione della donazione da vivente, con soli 387 trapianti effettuati nel 2023.
Il Report Annuale 2023 evidenzia una Rete Trapianti in continua crescita, capace di garantire nuove opportunità di cura e ridurre il numero di pazienti in attesa di un organo.
https://www.fondazionedot.it/wp-content/uploads/2024/09/Nuovi-traguardi-per-la-Rete-Trapianti-Italiana-nel-2023.png6001640adminhttps://www.fondazionedot.it/wp-content/uploads/2024/06/FondazioneDOT-logo-1.webpadmin2024-09-26 10:21:192024-09-26 10:21:19Nuovi traguardi per la Rete Trapianti Italiana nel 2023
Nel primo semestre del 2024, i volumi di attività della rete di donazione e trapianto del Piemonte e Valle d’Aosta si sono mantenuti costanti, in linea con i dati registrati nel 2023. Questo trend indica una stabilità del sistema, nonostante le sfide affrontate dal settore sanitario.
Da inizio 2024 sono stati eseguiti: 130 trapianti di rene, 92 di fegato, 19 di cuore e 9 di polmone. Inoltre, sono state trapiantate 342 cornee, 242 tessuti muscolo-scheletrici, 15 valvole e 1 vaso. Infine, sono stati innestati 26.184 cm2 di cute e 53 membrane amniotiche.
Questi numeri confermano il continuo impegno della rete ospedaliera nel garantire trapianti tempestivi e di qualità, fondamentale per migliorare la qualità della vita dei pazienti.
LE DONAZIONI
Nei primi sei mesi di quest’anno, in Piemonte e Valle d’Aosta sono stati prelevati organi da oltre 37 donatori ogni milione di persone. Questo risultato è particolarmente significativo se confrontato con la media nazionale, sottolineando l’eccellenza del Piemonte e Valle d’Aosta nella promozione della cultura della donazione.
Sono stati utilizzati organi e tessuti del 58% dei possibili donatori (81 persone). Il 10% è risultato inidoneo e, purtroppo, il 31,7% non ha dato il consenso alla donazione (44 persone). Un possibile donatore, purtroppo, ha avuto un arresto cardiaco.
LE LISTE D’ATTESA
Le persone in lista d’attesa sono di due tipologie: pazienti che, qualora l’organo fosse disponibile, verrebbero istantaneamente sottoposte al trapianto (lista attiva), e pazienti diversamente e temporaneamente indisponibili per problemi di salute facilmente risolvibili (come un’ernia, un’infezione, etc.)
Al 30 giugno 2024, la lista attiva è così composta: 230 persone sono in attesa di un rene, 64 di un fegato, 66 di un cuore, 35 di un polmone e 2 di pancreas.
Il primo grafico rappresenta la lista attiva ed il secondo comprende sia i pazienti attivi che quelli temporaneamente sospesi.
Ridurre i tempi di attesa per un trapianto è essenziale per aumentare le probabilità di successo e migliorare le condizioni di salute dei pazienti. Il monitoraggio costante e la gestione efficiente delle liste sono cruciali per ottimizzare l’assegnazione degli organi disponibili.
PERCHÉ SCEGLIERE DI DONARE
Donare gli organi è un gesto di grande altruismo che può salvare vite e offrire una nuova speranza a chi è in attesa di un trapianto. La decisione di donare rappresenta un’opportunità per trasformare una perdita in un dono inestimabile per altre persone, contribuendo a prolungare e migliorare la qualità della loro vita.
https://www.fondazionedot.it/wp-content/uploads/2024/08/numeri-aggiornati-3.png6001640adminhttps://www.fondazionedot.it/wp-content/uploads/2024/06/FondazioneDOT-logo-1.webpadmin2024-08-06 14:43:182024-08-06 14:45:37I numeri del Centro Regionale Trapianti di Piemonte e Valle d’Aosta nel primo semestre 2024
Paquitop è un progetto del Politecnico di Torino sostenuto da Fondazione DOT con lo scopo di realizzare un robot che si muova su ruote e supporti il personale sanitario nella cura dei pazienti trapiantati, grazie anche ad un braccio robotico capace di manipolare oggetti.
Un problema che riguarda tutti i pazienti
Le tecnologie utili nei trapianti hanno ricadute in ambiti più ampi. Non sono solo gli operatori sanitari che trattano i degenti trapiantati ad essere affaticati dalla cronica mancanza di personale. Così come non sono solo i pazienti che hanno subito un trapianto ad aver bisogno di supporto nel periodo successivo all’intervento. Per questi motivi, dal progetto Paquitop sono nati dei progetti rivolti a tutti i pazienti di tutti i reparti.
Il nuovo prototipo
Il nuovo robot può svolgere molti compiti:
identificare con sicurezza il paziente;
trasportare piccoli oggetti, come una bottiglietta d’acqua;
agevolare le comunicazioni in caso il paziente abbia difficoltà a verbalizzare;
permettere videochiamate attraverso tablet tra il personale sanitario, o tra paziente e familiari in situazioni di isolamento;
aumentare la frequenza del monitoraggio del paziente;
misurare parametri vitali della persona, come il rilevamento della temperatura corporea;
stimolare delle attività riabilitative, sia cognitive che neuromotorie, attraverso attività ludiche come i videogiochi;
permettere al paziente di fare esercizi come afferrare oggetti diversi in un programma di allenamento;
sanificazione di locali.
Le maggiori innovazioni di questo prototipo sono due:
l’operatore sanitario può letteralmente prendere per mano il robot e accompagnarlo nel percorso che lo strumento apprenderà e poi farà in autonomia. Questo riduce la formazione necessaria per istruire il robot;
il robot è in grado di avvicinarsi nel miglior modo possibile al paziente, qualsiasi la posizione in cui si trova: che egli sia seduto o sdraiato.
Un secondo prototipo: la sedia movi.WE.Q
Dallo studio delle necessità dei degenti, sono emerse anche le fatiche legate agli spostamenti in ambienti stretti con quelli delle aziende sanitarie.
Questo prototipo può muoversi anche lateralmente rispetto alle sedie a rotelle tradizionali, che richiedono ampie manovre. Questo agevola movimenti necessari, ma spesso complessi, come l’accesso ai servizi igienici.
Movi.WE.Q può essere guidata sia da chi vi è seduto, sia da un operatore se il paziente è impossibilitato. Infatti, è dotato di una speciale maniglia che permette di gestirlo anche con l’uso di una sola mano: sono sufficienti pressioni lievi perché la macchina capisca dove l’operatore voglia andare, liberandolo da sforzi fisici.
Inoltre, la maniglia è dotata di impugnatore in grado di riconoscere se l’afferraggio dell’operatore è volontario o se si tratti solo di un contatto distratto.
Come contribuire alla ricerca
La ricerca non si ferma. Sostieni i progetti di applicazione della robotica all’interno degli ospedali.
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https://www.fondazionedot.it/wp-content/uploads/2024/06/il-successo-di-Paquitop-e-le-nuove-iniziative.png6001640adminhttps://www.fondazionedot.it/wp-content/uploads/2024/06/FondazioneDOT-logo-1.webpadmin2024-06-27 10:36:372024-06-27 10:36:37Dai piccoli progetti nascono grandi innovazioni: il successo di Paquitop e le nuove iniziative.
L’etnopsichiatria e l’antropologia culturale hanno da tempo richiamato l’attenzione sulle differenti concezioni di salute e malattia, nonché dell’agire medico, ma ancor più sulle diverse concezioni del corpo e delle sue parti.
Se da una parte il corpo appare come l’ultima frontiera della natura, in virtù dell’apparente immediatezza con cui se ne fa esperienza, dall’altro la struttura di questa esperienza, nonché la stessa idea di corpo e la formulazione delle metafore che danno ordine alla corporeità sono profondamente culturali e trovano forma nelle parole che si usano e nei comportamenti che si adottano.
La parola “ricordare” ha la sua etimologia nel latino cor -cuore- perché è nel cuore, secondo i Latini che si intrecciano e mantengono i cuoi. Un cinese non dirà mai ti amo con tutto il cuore, ma si esprimerà con “ti amo con tutto il fegato”. Nei reni, secondo molte culture risiede il coraggio… La pratica medica occidentale tende per sua natura ad appiattire differenze culturali e non sempre riesce ad accogliere differenze di concezioni, adottando una razionalità e un senso dell’agire che non è però riconosciuto valido da parte di tutti. In una società multiculturale questo può porre dei problemi che in un sistema sanitario a copertura universale è opportuno saper affrontare. Tra questi c’è la questione trapianti – sia al momento della donazione, sia al momento dell’impianto. La presenza di migranti e concittadini di etnie e culture diverse deve essere assunta come punto di partenza per attivare processi di inclusività.
Il progetto FAITH è stato presentato durante gli “Stati generali della Rete Trapiantologica Italiana” da Alessandra A. Grossi del Dipartimento di Scienze Umane e dell’Innovazione per il Territorio dell’Università dell’Insubria, nonché afferente al Centro di Ricerca in etica Clinica.
FAITH è un acronimo che sta per Fostering And Improving equity partecipation and inclusion in Trasplantation Healthcare. La comunicazione – ha rilevato Grossi- ha un ruolo centrale nel processo donazione-trapianto, la cui gestione è complessa per il valore simbolico di molti concetti chiave, tanto più alla luce della diversità culturale che vige nel retroterra sia di chi dona sia di chi riceve. L’operatore sanitario deve confrontarsi con queste diversità.
L’aumento costante della presenza straniera in Italia – regolare e non – fa da sottofondo a quei 4.340 pazienti di origine straniera che hanno ricevuto un trapianto nel decennio 2012 -2022 e alle molte opposizioni manifestate che si caratterizzano in modo marcato sulla base della nazione natia. Tutto questo produce ineguaglianze sia nella donazione sia nei trapianti, come conclude uno studio del 2023 – primo autore Grossi-: “Mentre questi pazienti sono sempre più rappresentati tra i riceventi di trapianto (in particolare trapianti di rene e fegato), i tassi di rifiuto della donazione di organi sono più elevati in alcuni gruppi etnici rispetto ai referenti nativi e ad altri nati all’estero, con i potenziali effetti a seguito di tempi di attesa prolungati con risultati inferiori del trapianto”. Questo problema non è solo proprio dell’Italia, ma investe i sistemi sanitari europei suggerendo la necessità di un approccio multidisciplinare tra i diversi attori che agiscono sulla scena donazione-trapianti. Si tratta di affrontare la questione considerando le implicazioni etiche, teoriche e pratiche degli interventi personalizzati nelle diverse popolazioni lungo il continuum donazione-trapianto. Occorre quindi una comunicazione strutturata e mirata in grado di informare e ingaggiare le comunità di persone dell’Est e del Mediterraneo – le loro culture e le loro fedi- al fine di adottare interventi accettati sulla persona. La necessità è di adottare degli interventi sistemici rivolti a comunità e cittadini stranieri, ma anche a chi si relaziona con lorio e ai contesti in cui hanno luogo questi processi. Per far questo occorre studiare e definire i termini del problema e individuare possibili vie praticabili.
Nel presentare le diverse iniziative e i progetti di ricerca avviati con il coinvolgimento dei diversi stakeholders, Grossi ha così sintetizzato:
“Promuovere processi informativi, decisionali, relazionali e di gestione del processo trapiantologico informati, condivisi e adattati alle esigenze specifiche delle comunità e dei cittadini stranieri il progetto FAITH intende sviluppare azioni specifiche rivolte, tanto a loro, quanto alle istituzioni e agli operatori sanitari delle terapie intensive, dei COP e dei centri trapianti”.
https://www.fondazionedot.it/wp-content/uploads/2024/05/faith-1.png6001640adminhttps://www.fondazionedot.it/wp-content/uploads/2024/06/FondazioneDOT-logo-1.webpadmin2024-05-30 07:06:182024-05-30 07:06:18FAITH: come comunicare nel contesto multiculturale.
Nel primo trimestre del 2024, i volumi di attività della rete di donazione e trapianto del Piemonte e Valle d’Aosta sono costanti.
Da inizio 2024 sono stati eseguiti: 57 trapianti di rene, 42 di fegato, 10 di cuore e 5 di polmone.
Inoltre, sono state trapiantate 177 cornee, 8 valvole e 1 vaso. Infine, sono stati innestati 10.753 cm2 di cute.
LE DONAZIONI
Nei primi tre mesi di quest’anno, in Piemonte e Valle d’Aosta sono stati prelevati organi da oltre 36 donatori ogni milione di persone. Un valore maggiore rispetto alla media nazionale.
Sono stati utilizzati organi e tessuti del 53% dei possibili donatori (40 persone). Il 9,3% è risultato inidoneo e, purtroppo, il 37,3% non ha dato il consenso alla donazione (28 persone).
numeri in valore assoluto
Riguardo il Registro Regionale dei donatori di midollo osseo (Cellule Staminali Ematopoietiche), nel primo trimestre si sono iscritti 967 nuovi donatori.
LE LISTE D’ATTESA
Le persone in lista d’attesa sono di due tipologie: pazienti che, qualora l’organo fosse disponibile, verrebbero istantaneamente sottoposte al trapianto (lista attiva), e pazienti diversamente e temporaneamente indisponibili per problemi di salute facilmente risolvibili (come un’ernia, un’infezione, etc.)
Al 31 marzo 2024, la lista attiva è così composta: 210 persone sono in attesa di un rene, 63 di un fegato, 61 di un cuore, 29 di un polmone e 2 di pancreas.
Il primo grafico rappresenta la lista attiva ed il secondo comprende sia i pazienti attivi che quelli temporaneamente sospesi.
PERCHÉ SCEGLIERE DI DONARE
Perché la donazione di organi è un atto di generosità che trascende la vita stessa. È un’opportunità unica per lasciare un’impronta indelebile nel mondo, donando la possibilità di una nuova vita ad altri.
https://www.fondazionedot.it/wp-content/uploads/2024/04/numeri-aggiornati-1.png6001640adminhttps://www.fondazionedot.it/wp-content/uploads/2024/06/FondazioneDOT-logo-1.webpadmin2024-04-30 08:00:522024-04-30 13:33:58I numeri del Centro Regionale Trapianti di Piemonte e Valle d’Aosta aggiornati al 31 marzo 2024