Perché alcuni pazienti trapiantati vanno incontro a un fenomeno che viene chiamato rigetto? Possiamo prevenirlo abbinando donatori e riceventi in modo più accurato? Possiamo riconoscerlo in tempo utile per trattarlo con farmaci adatti?
Il rigetto è un processo complesso in seguito al quale il sistema immunitario del ricevente di una persona portatrice di trapianto di organo solido si attiva e cerca di “distruggere” proprio l’organo trapiantato, scambiandolo per un pericoloso nemico. Rappresenta la causa più comune di perdita di un organo trapiantato, spesso riconosciuto troppo tardi, quando il danno all’organo trapiantato è già avvenuto ed è irreversibile.
La ricerca in questo campo cerca di capire quali siano le condizioni predisponenti al rigetto e quali possono esserne marcatori precoci. Per fare questo occorre prima di tutto potere raccogliere e archiviare campioni biologici dei donatori e dei riceventi. Questi campioni possono poi essere studiati con lo scopo di identificare varianti geniche o proteine del sangue che possano costituire marcatori precoci e affidabili del rigetto, trasferibili nella pratica clinica.
La costituzione di un Laboratorio dedicato alla raccolta, archiviazione e analisi dei campioni biologici dei donatori e trapiantati è il primo passo per migliorare la durata dei trapianti: uno spazio attrezzato e protetto per lavorare con campioni biologici, dotato di strumentazione che garantisce la sterilità dei campioni e di freezer speciali per la loro conservazione.
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