Primo trapianto combinato di cuore e fegato in Italia: un intervento storico che salva la vita di una giovane donna.
Presso l’Ospedale Molinette di Torino, è stato eseguito con successo il primo trapianto combinato di cuore e fegato in Italia. Un intervento estremamente complesso, mai eseguito prima nel nostro Paese, che ha permesso di salvare la vita di una giovane donna affetta da una grave cardiopatia congenita e una conseguente malattia epatica. Questo straordinario traguardo segna un nuovo capitolo nella storia della medicina e dei trapianti italiani, reso possibile grazie alla collaborazione delle équipe dei cardiochirurghi e dei chirurghi epatici dell’ospedale torinese, un centro di eccellenza nel campo dei trapianti.
Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare il professor Massimo Boffini, cardiochirurgo che ha partecipato all’intervento. Di seguito le domande e le risposte che ci aiutano a comprendere meglio questa procedura pionieristica e le sue implicazioni.
Trapianto di cuore e fegato combinato, cosa significa?
“Per la prima volta in Italia, i due organi sono stati prelevati, trasportati e trapiantati mantenendoli collegati. Le due équipe specializzate nel trapianto di cuore e di fegato hanno dovuto operare simultaneamente. Questo ha permesso, alla fine del trapianto, che i due organi venissero irrorati contemporaneamente, risparmiando tempo prezioso.”
Cuore e fegato sono due organi vitali. Accade spesso che un paziente necessiti di entrambi i trapianti? O, comunque, di due trapianti di organi diversi?
“Accade più spesso di quanto si possa pensare. A volte è il risultato di due malattie distinte che attaccano organi diversi; altre volte, come in questo caso, una patologia o le sue terapie gravano così pesantemente su un organo che, col tempo, questo deteriora anche un altro. La paziente soffriva di una grave cardiopatia congenita che ha richiesto interventi e terapie nel corso degli anni. Il fegato, con il tempo, ne ha risentito fino a richiedere un trapianto.”
Quindi, le cure cui la paziente si era sottoposta, hanno aiutato il cuore, ma danneggiato il fegato fino a richiedere un suo trapianto a breve?
“Esattamente. Ad oggi, il cuore era l’urgenza primaria, ma il fegato sarebbe stato necessario in breve tempo. La compatibilità con un donatore ha reso possibile il trapianto combinato.”
Ci sono stati casi in passato in cui un paziente ha ricevuto sia un cuore che un fegato, ma non tramite trapianto combinato. È corretto?
“Sì, solitamente si eseguono i trapianti in due fasi, iniziando con l’organo più urgente, spesso il cuore. Tuttavia, organizzare simultaneamente due équipe chirurgiche – una per il cuore ed una per il fegato – in una sola sala operatoria sia nell’ospedale di prelievo che in quello di trapianto è una sfida logistica complessa, che solo strutture di eccellenza come le Molinette possono gestire.”
Come sta oggi la paziente?
“Sta molto bene. Abbiamo potuto trasferirla dal nostro ospedale al Centro di riabilitazione nei tempi previsti dal protocollo. Stimiamo che, entro un mese, potrà tornare a casa per riprendere gradualmente la sua normale vita.”
E, come descriverebbe la vita di un cardiochirurgo dedicato ai trapianti?
“È una vita complessa, fatta di decisioni difficili e senza orari, ma nulla può essere paragonato alla soddisfazione di salvare una vita. Tuttavia, ogni intervento dipende dal gesto altruistico di un donatore. Noi chirurghi diamo il massimo, ma abbiamo bisogno che le persone facciano la scelta consapevole di diventare donatori di organi, affinché storie come quella di questa giovane donna possano ripetersi.”
Questo intervento pionieristico non solo rappresenta un traguardo per la medicina in Italia, ma sottolinea anche l’importanza cruciale delle donazioni di organi, un gesto che può salvare e migliorare vite. Grazie all’impegno delle équipe chirurgiche e alla generosità di un donatore, la giovane paziente potrà presto tornare a vivere una vita normale.
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