Roma, “capitale” anche dei trapianti
Non solo Torino, con l’Ospedale Molinette, anche la capitale, nello specifico il Policlinico Umberto I di Roma, si distingue nell’ambito dei trapianti. È stata infatti eseguita la prima donazione a cuore fermo. «La morte di una persona – spiega la dottoressa Anna Guermani, responsabile del Coordinamento Regionale delle donazioni e dei Prelievi di Organi e Tessuti – può essere accertata con criteri neurologici, la “morte cerebrale”, o con criteri cardiaci. In questo secondo caso si deve avere una assenza di battito cardiaco, per un tempo tale da determinare la perdita irreversibile di tutte le funzioni encefaliche». La donazione da cuore fermo è ancora poco diffusa in Italia, riguarda meno del 5% del totale dei prelievi di organi effettuati ogni anno e incrementare questa procedura è un obiettivo prioritario del Centro nazionale trapianti. «In Italia – continua Guermani – la donazione a cuore fermo può avvenire solo dopo che un medico abbia certificato la morte mediante l’esecuzione di un elettro-cardiogramma protratto per un tempo di almeno 20 minuti (contro i soli 5 minuti nella maggior parte dei Paesi europei). Questo tempo – tecnicamente definito “tempo di anossia” – è la soglia che decreta la perdita irreversibile delle funzioni dell’encefalo e quindi la morte dell’individuo. A questo punto si può procedere con il prelievo di organi a scopo di trapianto». Una delle spiegazioni che limitano il ricorso a questo tipo di donazione è la complessità della procedura: «Essa richiede un grande lavoro clinico-organizzativo e tempi ancora più stretti di quelli richiesti per i trapianti da donatori deceduti per morte cerebrale – ha dichiarato il dottor Massimo Cardillo, direttore del Centro Nazionale Trapianti – ma che portano a risultati ottimali in termini di qualità dei trapianti». Alimentare la pratica sarebbe importante anche per accorciare le liste di attesa: in Italia sono oltre 8mila i pazienti che aspettano un nuovo organo: far crescere il numero delle donazioni a cuore fermo significa avere a disposizione un numero di organi maggiore e salvare più vite. Da cui l’importanza di sensibilizzare la popolazione, creando una cultura alla donazione.