La conoscete la storia dei trapianti?
È lunga e interessante. «Il primo trapianto è testimoniato in un’opera d’arte che ritrae Cosma e Damiano intenti a impiantare un arto di un paziente ferito prelevandolo da una persona deceduta: era il 350 d.c., l’epoca di Diocleziano – racconta il professor Antonio Amoroso, Coordinatore del Centro Regionale Trapianti della Regione Piemonte, nel corso della sua relazione “I trapianti d’organo in Piemonte: storia e prospettive” – tenuta di recente. La storia moderna dei trapianti inizia nell’antivigilia di Natale, circa 70 anni fa, quando Murray eseguì il primo trapianto di rene tra gemelli geneticamente identici, eludendo il rischio di rigetto (che resta ancora la maggiore criticità del successo dei trapianti), ovvero il corpo che non riconosce come proprio il ‘nuovo’ organo impiantato e lo rifiuta. Seguirono, a questo, un trapianto di fegato – altra tappa importante – un trapianto di polmone fino alla vera ‘rivoluzione’ segnata nel 1977 dall’impianto di cuore da un soggetto deceduto, ricevendo notorietà internazionale, fino agli anni ’80 con il primo trapianto combinato cuore-polmoni. L’Italia, in ritardo di circa 10 anni rispetto al resto del mondo, esegue il primo trapianto di rene nel 1966 alla Sapienza (Roma) e negli anni ‘80 quello di fegato cui è seguito il primo trapianto di cuore che, anche da noi, ebbe una rilevanza importante, fino agli anni ’90 con il trapianto di polmone e così via. In Piemonte il primo trapianto di rene è avvenuto il 5 Novembre 1981 alle Molinette, e 10 anni più tardi il primo trapianto di cuore ed il primo di fegato, seguiti a metà degli anni ’90 dal polmone, fino al primo trapianto di pancreas avvenuto a cavallo del nuovo millennio». Gli appuntamenti nella storia dei trapianti sono davvero tanti: i primi trapianti di rene a Novara, i primi trapianti di fegato da vivente, il primo trapianto di solo una parte del fegato, i primi programmi di trapianti pediatrici, i primi trapianti combinati e molto altro ancora. «Fondamentale – continua Amoroso – nel determinare il successo dei trapianti, è stata l’identificazione e definizione della compatibilità tessutale, ovvero l’abbinamento tra donatore e ricevente di alcuni geni, nel caso specifico dell’uomo dei geni HLA che sono ‘unici’ e differenti in ciascun individuo, e che indicano la compatibilità dell’organo tra donatore a ricevente, aumentando le probabilità di successo del trapianto stesso. Si è anche capito che i geni HLA e le loro specifiche varianti aumentano la propensione allo sviluppo di determinate malattie e che i criteri di istocompatibilità sono fondamentali anche per misurare la risposta immunitaria nel soggetto sottoposto a trapianto». La nascita di questa disciplina nasce negli anni ’60 del secolo scorso, con l’identificazione dei primi geni HLA e delle loro varianti. Da quel momento fino al 2021 si sono scoperti numerosi geni HLA e più di 30.000 varianti di questi geni che sono tutte inserite in un apposito archivio. L’apice dei trapianti, in Italia, è stato raggiunto nel 2017 con quasi 4 mila trapianti di organo solido eseguiti. A questi si aggiungono anche i trapianti di midollo osseo o meglio di Cellule Staminali Emopoietiche: il primo avvenne in America nel 1957 e alla fine degli anni ’80 si registra il primo trapianto di cellule staminali recuperate da cordone ombelicale. E in Italia? Il primo trapianto di midollo ha avuto luogo a Firenze, sebbene la ‘capitale’ per questi specifici trapianti sia Genova, mentre a Torino il primo è stato eseguito su un bambino all’ospedale pediatrico nel 1987 e sull’adulto negli anni ‘90. «Per il trapianto di cellule staminali – precisa il Professor Amoroso – la compatibilità deve essere molto più rigorosa e si sono sviluppati criteri per un abbinamento della compatibilità fra donatore-ricevente ancora più accurato». Oggi nel mondo si fanno all’incirca 70 mila trapianti di cellule staminali ematopoietiche: l’Italia si colloca fra le nazioni con la più alta attività trapiantologica. In particolare, 2/3 dei trapianti sono autologhi, cioè il ricevente è anche colui che dona il midollo osseo, evitando problemi di rigetto che diviene un rischio importante se donatore e ricevente sono invece persone diverse. «I donatori di midollo osseo disponibili nel mondo, iscritti ai diversi registri che sono consultabile per cercale l’abbinamento giusto tra donatore e ricevente sono quasi 40 milioni, più di 650 mila dei quali in Italia e 70 mila solo in Piemonte. La città di Torino è nota anche per i primi trapianti sperimentali su una popolazione di studenti che nel 1969, hanno dimostrato che l’HLA è fondamentale per ‘influenzare’ il buon successo dei trapianti di cute tra familiari. Ricordate: si trapiantano anche tessuti, come cornee, cute, osso, vasi e valvole. Presso l’Ospedale Città della Salute e della Scienza di Torino sono istituite le 6 Banche regionali dei tessuti nelle quali scegliere possibili donatori compatibili a riceventi. Infine, un ultimo dato: nel mondo solo nel 2019 sono stati eseguiti 153 mila trapianti di organi da circa 40 mila da donatori deceduti.