Un rene trapiantato sul pancreas
Un rene trapiantato sul pancreas: è questo l’intervento innovativo, il primo nella storia dei trapianti, eseguito presso la Città della Salute di Torino, all’ospedale Infantile Regina Margherita, che si confermano una eccellenza in quest’ambito di ricerca e cura, su un bambino di 4 anni di origine marocchina.
Il piccolo era giunto alla struttura all’età di due mesi quando gli fu diagnosticata una rara e grave malattia genetica, la iperossaluria primitiva, che nelle forme più importanti porta a calcificazione renale in poche settimane. Da quel momento l’ospedale è stata la ‘casa’ del piccolo, sottoposto tutti i giorni a 5 ore di dialisi per trattare la grave insufficienza renale, allo stadio terminale, indotta dalla malattia stessa e evitare che i depositi massivi di ossalato di calcio, conseguenza dell’iperossaluria, distruggessero anche gli occhi, le ossa e tutto il corpo. La sua unica speranza di vita era legata a un trapianto combinato di fegato, sede del difetto congenito dell’enzima necessario per depurare l’ossalato dall’organismo, e rene.
«La situazione clinica si era aggravata – spiega il professor Antonio Amoroso, Coordinatore del Centro Regionale Trapianti della Regione Piemonte – a causa di una trombosi delle vene iliache e della vena cava, che vengono normalmente utilizzate per eseguire un nuovo trapianto di rene, rendendo così impossibile un approccio chirurgico tradizionale. Dopo una attenta valutazione del piccolo e una serie di esami approfonditi abbiamo stimato che l’unica via possibile fosse quella di utilizzare la vena della milza nel suo decorso dentro il pancreas in direzione del fegato, una ‘via’ mai percorsa prima d’ora al mondo in un paziente portatore di trapianto epatico. Nonostante difficoltà e possibili rischi dovevamo tentare il tutto per tutto per ridare al piccolo qualità di vita e una esistenza normale. Da questa decisione, in 20 giorni, grazie al Coordinamento regionale trapianti siamo riusciti ad avere l’organo e la nostra squadra si è messa al lavoro».
Il ‘doppio’ trapianto, durato circa 6 ore, è stato eseguito grazie alle altissime expertise e competenze di una équipe multidisciplinare formata da Renato Romagnoli (Direttore Centro trapianti di fegato ospedale Molinette) e Francesco Tandoi; Aldo Verri (Direttore Chirurgia vascolare ospedaliera Molinette) e Claudia Melloni; Simona Gerocarni Nappo (Direttore Urologia pediatrica Regina Margherita) e Massimo Catti, coadiuvati dagli anestesisti diretti da Roberto Balagna.
«L’intervento è andato molto bene – commenta Amoroso – e il nuovo rene ha iniziato a produrre urina già in sala operatoria, senza che vi fosse alcuna sofferenza per il fegato trapiantato tre anni prima. Una garanzia di buon successo per il trapianto stesso e la vita presente e futura del piccolo che ha potuto essere immediatamente svegliato riprendendo in soli due giorni la funzione renale, ad alimentarsi ed a giocare».
Ora finalmente il piccolo può andare a correre al parco, vedere il sole anche al mattino dopo 4 anni trascorsi in ospedale e passare soltanto a salutare gli amichetti della dialisi.